Nel cruciale momento di scelta e transizione dalla scuola media a quella superiore, emerge con chiarezza la necessità di curare con attenzione tutti i processi di passaggio tra i due diversi cicli scolastici, che sono così intimamente legati tra loro. Diversi studi, infatti, dimostrano che la superficialità con cui si affronta questo passaggio è spesso motivo di fallimento, con conseguente insuccesso e abbandono scolastico.
L’Ufficio Internazionale per il Lavoro nell’86° Sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro, Ginevra, 18 giugno 1998, individuava la transizione come “processo di orientamento sociale che implica ed è centrale per l’integrazione nella società. […] i giovani devono essere aiutati ad individuare i propri obiettivi e ad identificare il ruolo che vogliono occupare nella società […]”. La transizione verso una nuova scuola è uno dei parametri che definiscono lo sviluppo nella seconda decade di vita delle persone (Anderson et al., 2000); nel tempo dell’adolescenza sono considerate eventi stressanti che i ragazzi subiscono nella loro progressione verso l’età adulta (Barber e Olsen, 2004). Le transizioni da una scuola all’altra interrompono, di fatto, la continuità della vita e introducono gli studenti a “discontinuità istituzionali” (Rice, 1997) che possono essere di due tipi: organizzative e sociali.
Spesso le azioni intraprese per sostenere il passaggio alla scuola superiore non tengono conto della maggiore complessità delle relazioni tra pari, dei maggiori impegni didattici e di un’esperienza più anonima degli studenti stessi, i quali hanno evidenziato molti problemi connessi con l’esperienza di un ingresso non funzionale alla scuola superiore. Tra le difficoltà più diffuse vi sono: la diminuzione dei giorni di presenza e la diminuzione dell’impegno, con conseguente diminuzione delle performance scolastiche (Newman, Myers, Newman, Lohman, & Smith, 2000). Lo studio presenta anche i rischi che transizioni mal condotte comportano rispetto a possibili espressioni di delinquenza e di uso di sostanze.
Un processo di transizione armonico e accogliente sarebbe predittivo di successo nelle transizioni scolastiche degli anni a venire e preventivo rispetto a insuccesso e dispersione scolastica.
Quando si analizza una transizione o una fase di passaggio è necessario analizzarne il processo da diverse prospettive. Da un punto di vista ecologico, l’inizio di un nuovo ciclo scolastico implica non solo la partecipazione del singolo studente alle attività del nuovo luogo di apprendimento, ma anche di tutta una serie di altri partecipanti, incluse le famiglie e gli insegnanti. Le transizioni dipendono, tra gli altri fattori, dalla natura delle relazioni e della comunicazione fra tutti i partecipanti coinvolti, senza dimenticare le amicizie, le relazioni tra pari e quelle con l’insegnante. Nella concezione tradizionale, le transizioni di successo si riferiscono al concetto di prontezza scolastica, intesa come capacità di ottenere buone performance; tuttavia le valutazioni basate sulle capacità della performance degli studenti hanno dimostrato di essere degli scarsi indicatori della successiva integrazione e del successo nella vita scolastica. Insomma non basta avere voti buoni per avere la consapevolezza di aver scelto la strada giusta o di essere capitati nella realtà a noi più funzionale. C’è molto altro!
Nella vita di ognuno la transizione comporta un cambiamento in molti ambiti di vita: nelle relazioni, nella routine della vita quotidiana e nell’immagine di sé; implica, inoltre, un cambiamento di ruolo e di status. Ed è così anche nel passaggio dei giovani dalla scuola media alla scuola superiore.
La transizione e l’ingresso a scuola sono processi che hanno luogo in un ambiente definito da molti fattori tra cui gli studenti stessi e il loro status emotivo-cognitivo, la scuola scelta, la composizione delle classi e la famiglia.
Dovrebbe perciò essere messo particolarmente in evidenza il fatto che il processo può iniziare molto prima e continuare anche nei mesi successivi all’avvenuto ingresso nella nuova realtà scolastica.
In questo senso, quindi, è giusto parlare di processi e non di momenti di cambiamento. Ecco perché non è più realistico pensare di accompagnare le transizioni con azioni di tipo esclusivamente informativo qualche settimana prima della scadenza della scelta da operare, ma è indispensabile pensare alla carriera scolastica come un continuum di passaggi e transizioni da accompagnare costantemente con azioni sostenibili e idonee.
Un fattore che incide nel passaggio da scuola media a scuola superiore è quello dell’auto efficacia percepita. Ossia di quanto un individuo/ragazzo si senta competente, all’altezza, in grado di affrontare un nuovo percorso sia a livello didattico ma soprattutto a livello emotivo relazionale. Si è visto infatti come chi avesse una bassa auto efficacia emotivo relazionale fosse titubante nella scelta della scuola e sottovalutasse di conseguenza le sue capacità, orientandosi verso una scelta apparentemente più “facile” e non più funzionale ai suoi effettivi desideri.
Un altro fattore che incide su questo passaggio di vita dei ragazzi adolescenti è l’influenza e la presenza dei nuclei familiari. Se consideriamo la difficoltà di transizione ad un livello di istruzione superiore, molti studi confermano che è maggiore per gli studenti provenienti da famiglie in condizioni di povertà o appartenenti a minoranze etniche, soprattutto laddove la famiglia non si occupa delle difficoltà scolastiche e l’incoraggiamento dei genitori è carente.
Come si potrebbe prevenire questo? Attraverso la cultura, la conoscenza, il dibattito, l’informazione. Non lasciando indietro gli ultimi solo ed esclusivamente per un discorso classista. Avendo cura delle potenzialità e dei sogni di tutti.