I ragazzi crescono e stanno diventando dei piccoli adulti.
Il passaggio alle scuole superiori è un cambiamento da affrontare insieme con serenità. Per aiutarli, ascoltate le loro difficoltà, raccontate la vostra esperienza e preparateli al cambiamento. Un modo potrebbe essere quello di celebrare il passaggio che l’individuo sta affrontando, dando importanza e valore a ciò che sta accadendo nella sua vita.

Ma…cosa si intende per celebrazione dei riti di passaggio?

Seppure l’esistenza possa considerarsi un continuum evolutivo senza brusche interruzioni, che ne costituiscono più l’eccezione che la regola, è altrettanto vero che, lungo detto percorso, è dato riscontrare passaggi particolarmente importanti e significativi nel determinare un salto di qualità, o comunque un cambiamento di status sociale.
Come ricorda l’antropologo francese Arnold van Gennep, la vita dell’individuo si svolge in una successione di tappe nelle quali il termine finale e l’inizio costituiscono degli insiemi dello stesso ordine: nascita, pubertà sociale, matrimonio, paternità, progressione di classe, specializzazione di occupazione, morte.
A ciascuno di questi insiemi corrispondono cerimonie il cui fine è identico: far passare l’individuo da una situazione determinata a un’altra anch’essa determinata. Un’espressione coerente e portata alle sue estreme conseguenze viene ancora riportata dall’autore in riferimento ai Tsonga, una popolazione del Mozambico presso cui è dato osservare come tutta la vita viene infatti concepita come una serie di ‘passaggi’ da parte di individui e di gruppi, di mutamenti di status e di attività, contrassegnati da appositi rituali e tabù.

Le pratiche rituali come la celebrazione di un evento religioso, di un matrimonio o di una festa per il compimento di un corso di studi, svolgono la funzione di delimitazione tra diversi status sociali.
I riti, poi, vengono tradizionalmente distinti in simpatici e contagiosi. Riti simpatici sono quelli che poggiano sulla credenza dell’azione del simile sul simile, del contrario sul contrario, del contenente sul contenuto e reciprocamente, della parte sul tutto e reciprocamente, dell’immagine mentale sull’oggetto – cioè sull’essere reale – e, reciprocamente, della parola sull’atto. I riti contagiosi, invece, si fondano sulla materialità e sulla trasmissibilità – per contatto o a distanza – delle qualità naturali acquisite.

 

 

Un rito può poi agire direttamente o indirettamente. Per rito diretto si intende quello che ha un potere efficiente immediato, senza l’intervento di alcun agente autonomo, come l’imprecazione, il sortilegio etc. Il rito indiretto invece è, per così dire, una specie di shock iniziale che mette in movimento una potenza autonoma o personificata o tutta una serie di potenze di questo tipo, per esempio un demone o una classe di ginn (spiriti nella tradizione medio-orientale), o una divinità, i quali intervengono a vantaggio di colui che ha eseguito il rito: per esempio voti, preghiere, culti nel senso comune della parola etc.
L’effetto del rito diretto non è automatico; quello del rito indiretto è, per così dire, di contraccolpo. I riti possono infine distinguere dei riti positivi – che sono volizioni tradotte in atti – e dei riti negativi. Questi ultimi sono comunemente chiamati tabù. II tabù è un divieto, un comando di “non fare” o “non agire”.

Questo excursus per provare a far comprendere come la celebrazione di un momento di svolta nei nostri ragazzi possa attribuire importanza, verità, autenticità e significatività, facendo vivere ai giovani protagonisti un momento che in molti danno per scontato ma che in realtà è decisivo per la loro crescita identitaria.

Proprio perché si tratta di un momento di costruzione dell’identità, e qualunque identità si fonda e si erige sulla differenza, è quanto mai necessario che la comunità da un lato stabilisca in modo chiaro il confine tra il mondo dei giovani e quello degli adulti, e dall’altro ne “protegga” il passaggio, collocando segnali, punti di riferimento ben visibili. Questo può essere fatto appunto con un piccolo rito celebrativo.

Diamo quindi importanza al passaggio, qualsiasi esso sia, anche quello scolastico, in modo tale che non sembri qualcosa di scontato, ovvio o trascurabile.