Federica, Giada e Davide, siamo i formatori coinvolti nel progetto di ricerca Vaccine dalla Dottoressa Paola Ottolini e dall’ente di ricerca ISRE di Venezia Mestre dallo scorso anno. Siamo rispettivamente docente di diritto, di inglese e il tutor scolastico, scelti perché lavoriamo in una scuola di formazione professionale ed abbiamo quotidianamente a che fare con alunni e alunne BES e DSA. Proprio per questo tipo di utenza è stato messo in piedi il progetto Vaccine, per valutare in che modo la pedagogia e la didattica ibride possano essere strumenti determinanti e utili per favorire e facilitare il loro apprendimento e la loro partecipazione in aula.
Dopo l’esperienza di lavoro a Mestre della scorsa primavera, siamo stati a Tampere in Finlandia dal 20 al 24 marzo per poter continuare a lavorare, per scambiare conoscenze e fondere metodologie didattiche con i colleghi finlandesi, tedeschi e austriaci operanti in centri di formazione professionale.
All’arrivo siamo stati accolti con calore, affetto; i colleghi si sono dimostrati attenti e disponibili ad allietare il più possibile il nostro soggiorno a Tampere.
Abbiamo trascorso la prima giornata tra le mura della scuola professionale Tredu Kangasala Campus. Appena arrivati non abbiamo potuto fare a meno di notare l’imponenza e la modernità dell’edificio scolastico. Sembrava costruito ad hoc per i bisogni dei ragazzi e dei docenti, con un grande spazio dedicato ai momenti ludici e ricreativi, necessari per creare un ambiente confortevole per utenti per i quali lo studio non è proprio in cima alle priorità. Ci hanno colpito molto la disposizione e la costituzione delle aule: non dispersive, per numeri contenuti, calde, accoglienti e dotate di numerosi supporti tecnologico. Inoltre, qualsiasi figura adulta che opera nel contesto scolastico ha la sua aula, ospitale e attrezzata. Il messaggio che ci è arrivato è stato quello di poter lavorare in un ambiente che profumasse di casa, che facesse stare bene l’insegnante, fornendogli tutta la strumentazione necessaria per lavorare con qualità. Questo è necessariamente un circolo qualitativo che si viene a creare: i docenti offrono qualità didattica e umana e i ragazzi apprendono con qualità.
Dal punto di vista pratico, abbiamo appreso l’utilizzo didattico di un tool (thingLink) da parte di uno dei docenti e ad una spiegazione sulla strutturazione pedagogica della scuola da parte di una tutor educativa. Il servizio mensa all’interno della scuola era ottimo ed è bello sottolineare come fossero gli studenti che studiavano ristorazione e pasticceria a preparare i pasti, essendo così protagonisti in prima linea. Nel pomeriggio abbiamo fatto visita ai laboratori: strutture enormi, grandi spazi, organizzati, dedicati all’elettronica, alla falegnameria e all’edilizia. I ragazzi potevano contare sull’insegnante, sul tutor di laboratorio, usavano strumentazioni adatte e appropriate al tipo di lavoro che stavano svolgendo e tutto veniva fatto nella massima sicurezza. La giornata al Tredu è terminata con la visita ai cantieri; la scuola si è vista affidare delle vere e proprie zone di lavoro attrezzate esterne alla scuola. In questa realtà abbiamo respirato serenità, poca frenesia, poco stress, tempi lunghi e distesi, regole non troppo ferree e senso di responsabilità ed autogestione nei ragazzi.
Il secondo e terzo giorno li abbiamo passati all’università di Tampere, TAMK: Educational technology and applications. Abbiamo reputato il primo giorno in università estremamente formativo. Il tema centrale era la pedagogia ibrida come approccio metodologico; poi abbiamo parlato della distinzione tra apprendimento e scolarizzazione, di come il primo sia un processo cognitivo innato che va allenato e sostenuto con tutte le strumentazioni possibili. Si è detto poi che l’intento della pedagogia ibrida deve essere quello di far interagire reale e virtuale operando una sintesi che privilegi e valorizzi i vantaggi che offrono i media digitali inseriti in spazi educativi creati ad hoc. Compreso l’intento e il possibile sviluppo della pedagogia ibrida, abbiamo lavorato in modo sperimentale su diversi tools, utilizzandoli per creare delle mini-lezioni. Abbiamo approfondito in particolare education copilot, leonardo ai, padlet e adobe express. La sperimentazione è stata interessante e stimolante e ci siamo sentiti arricchiti e con molte possibilità didattiche in più. Il terzo giorno in università abbiamo sperimentato la realtà virtuale e scoperto quante soluzioni didattiche può offrire. La tecnologia è una freccia da aggiungere al nostro arco di possibilità e non un oscuro nemico da evitare o abbattere. Nel pomeriggio abbiamo discusso di authentic learning, di quanto quindi l’apprendimento risulti più autentico se riesce ad essere un’esperienza vissuta a pieno, in prima persona e di come la tecnologia nelle sue svariate forme possa permetterlo.
In conclusione, possiamo ribadire quanto sia stata un’esperienza estremamente positiva per noi, arricchente, sia da un punto di vista didattico che personale, dove abbiamo condiviso valori e storie con colleghi diversi da noi, con abitudini, stili e culture a tratti anche distanti. Il punto che a nostro parere ha permesso di muovere tutto questo è stata la volontà e la possibilità di mettersi in gioco, di andare oltre i propri limiti e le proprie credenze con estrema umanità e partendo proprio dai punti critici che costellano le nostre quotidianità. Crediamo che insieme si possa fare la differenza, con il confronto, il supporto, la cura, la passione e la condivisione. Siamo tornati a casa entusiasti, incuriositi e desiderosi di mettere a frutto tutto ciò che abbiamo visto e imparato, provando a migliorare un sistema che in Italia fa fatica a sradicarsi da tradizioni e meccanismi arcaici a tratti tossici, che bloccano la crescita di una qualità che necessariamente ha bisogno di crescere.