Grande gioia e speranza hanno caratterizzato il rientro a scuola dei ragazzi a settembre. Nonostante l’incertezza verso il futuro e il disagio di doversi abituare a un nuovo modo di stare assieme, con gel, mascherine e a un metro di distanza, la voglia di condividere e di ritrovarsi ha prevalso su ogni difficoltà.
Il timore di nuove restrizioni e del ritorno alla didattica a distanza si è materializzato a novembre e, proroga dopo proroga, si è prolungato nei mesi, fino a febbraio.

La Dad si è rivelata un ottimo strumento per continuare ad apprendere, mantenendo allo stesso tempo i legami con gli insegnanti e i compagni di classe. Gli adolescenti, però, più degli adulti, sono stati chiamati, purtroppo, a grandi sforzi e privazioni sociali, in un momento della loro vita che dovrebbe essere dedicato in gran parte alla socialità, alla scoperta dell’altro e di se stessi. Per questo a gennaio, terminate le vacanze natalizie, nel pieno della delusione per il mancato ritorno a scuola in presenza, abbiamo chiesto ai nostri ragazzi di fermarsi a pensare a ciò che stavano vivendo, riflettendo su come erano cambiate le loro emozioni nel corso del tempo.

Sembra di essere immersi in un tempo sospeso in cui tutto è immobile, nell’attesa che la vita torni quella di prima, ma il tempo scorre e come sempre la vita va avanti e muta, assieme ai sentimenti e alle emozioni. Abbiamo pensato fosse importante aiutare ogni ragazzo a guardare dentro di sé, a conoscersi meglio e ad affrontare con maggiore consapevolezza i mesi a seguire, proiettando anche lo sguardo e le proprie speranze nel “dopo”, per ricordare sempre che tutto questo finirà e che c’è la luce in fondo al tunnel.

Dopo un momento di condivisione, gli alunni delle classi seconde hanno scritto un tema su questa traccia:
A causa della pandemia, nel corso degli ultimi mesi abbiamo vissuto dei cambiamenti molto profondi nel nostro modo di vivere: abbiamo sperimentato la didattica a distanza e siamo stati costretti a rinunciare a molte cose, come lo sport e i ritrovi con gli amici.
Scrivi come sono cambiate le tue emozioni nel corso di questi mesi, che cosa ti manca della vita di prima e quali sono le tue speranze per il futuro.

I ragazzi si sono messi in gioco con impegno e sincerità e dai temi sono emerse le loro voci addolorate, ma consapevoli e speranzose nel futuro. Il lavoro è stato utile e importante anche per gli insegnanti, che così hanno potuto comprendere meglio il vissuto degli alunni. I nostri studenti non sono semplicemente delle teste da riempire, ma dei giovani da accompagnare nel loro percorso di vita verso l’età adulta, e conoscere ciò che provano è fondamentale per portare avanti la nostra missione. Per questo li ringraziamo per aver condiviso con tanta disponibilità i loro pensieri.

Eccone alcuni estratti.

 

ALI
“Erano arrivate le vacanze di Carnevale. Saremmo dovuti restare a casa per quattro giorni; i giorni passavano e io mi stavo preparando per tornare a scuola, quando ci venne chiesto di restare a casa un’altra settimana, e la settimana passò, e poi un’altra, fino a quando ci fu chiesto di rimanere in quarantena a casa. Era la prima volta che sentivo la parola “quarantena”. In quel momento ho iniziato ad aver paura.

 

EDOARDO
“Ciò che mi manca di più è la libertà che avevamo, il non doversi preoccupare prima di organizzare qualsiasi cosa, come uscire di casa e viaggiare, poter stare insieme indipendentemente dall’orario.
In questo periodo sono molto cambiato, non so se in meglio o in peggio, ma so che sono cambiato. Ho sviluppato ulteriormente quella sensibilità che ho da quando sono piccolo, la stessa di mia madre.
Ho anche sviluppato una certa malinconia, data un po’ dalla paura, dalla paura di questo periodo: paura di sbagliare, paura di perdere le persone che amo o comunque paura di non vederle più!”

 

FEDERICO
“Nel corso di questi mesi mi sono accorto che è cambiato il mio modo di pensare su diverse questioni, ad esempio, su quanto sia importante l’utilizzo della mascherina. I primi mesi non capivo, sottovalutavo questo virus e davo tutto per scontato…quando hanno iniziato a far uscire i dati, ho cominciato a pensare e a farmi delle domande, riflettendo su quanto sia essenziale la salute, quella viene prima di tutto. Le mie speranze per il futuro sono innanzitutto che questo virus sparisca.”

 

RICCARDO
“I giorni volano, i mesi pure, passano così velocemente che nemmeno ce ne accorgiamo, come un batter di farfalla. Ciò che più mi rattrista è il pensiero delle persone che a causa di questo virus non hanno più un lavoro, una famiglia, e gli ospedali con le terapie intensive piene di persone, che si chiedono se un giorno potranno mai riabbracciare i propri cari o magari anche sopravvivere.
Non dobbiamo arrenderci, però, ma combattere giorno per giorno, tutti insieme, perché l’unione fa la forza.
Abbiamo il mondo a portata di mano, sta a noi decidere se cambiarlo oppure no.”

 

GIULIA
“Una cosa che mi ha fatto capire questa pandemia è il valore del contatto fisico, quanto un semplice abbraccio, carezza o bacio possa cambiare tutto.
Quanto siano importanti gli amici e i parenti.
Quanto sia importante relazionarsi con le altre persone.
Quanto possa essere facile perdere una persona da un momento all’altro.
Quanto bisogna viversi ogni momento.
Mi ha fatto capire quanto dobbiamo essere grati e sentirci fortunati per le persone e le cose che ci circondano.”